Radio Birdman
Radios Appear
(Trafalgar 1977)
C'è poco da menarsela, nel 1974. Il punk non è ancora arrivato, e se si vuole suonare qualcosa di veramente ribelle il punto di riferimento è la Detroit degli Stooges e degli MC5. Tramontata da poco, ancora sotterranea e pericolosa. Iggy è tutt'altro che la celebrità attuale, è infognato con la roba e si taglia. Da Detroit arriva a Sydney il pilota di caccia Deniz Tek, per studiare medicina. Dischi dei suoi concittadini in Australia se ne trovano pochi, negli scaffali dell'usato. Lui compra tutti quelli che trova e li regala agli amici. È necessario che li sentano.
Con cinque ceffi del posto opportunamente catechizzati forma quindi i Radio Birdman, che prendono il nome da un verso di 1970 degli Stooges capito male (altrimenti si chiamerebbero Radio Burnin') ed esordiscono sulla lunga distanza tre anni dopo con Radios Appear , che prende il titolo da un verso di Dominance and Submission dei Blue Öyster Cult capito bene.
L'album esce prima quasi autoprodotto in patria, poi in tutto il mondo per la Sire con scaletta diversa (nel dubbio procurarsi la recente ristampa su cd rimasterizzato, con tutti i quindici pezzi in questione), e passa alla storia come pietra miliare del punk australiano, insieme all'assai più grezzo e britannico (I'm) Stranded dei Saints. Ma proprio proprio punk, in termini strettamente musicali, non suona quasi mai. Energico e grintoso sì, eccome, ma non di quella energia e quella grinta sopra le righe tipiche del periodo. Rock'n'roll piuttosto, di quello sotterraneo e ribelle di cui sopra: come gli MC5 del secondo album Back in the Usa e gli Stooges di brani-manifesto come Search & Destroy, suonati da una banda di surfer tenebrosi e romantici che danno al tutto un sapore epico ed assolutamente unico. E poi ci sono assoli di chitarra clamorosi, in ogni pezzo. C'è un pianista/tastierista usato anch'egli in maniera assolutamente classica. E in mezzo a una serie di assalti da levare il fiato spuntano pure una mezza ballata e un viaggio visionario e doorsiano. Nonché due cover molto indicative: TV Eye degli Stooges e il classico garage You're Gonna Miss Me dei 13th Floor Elevators. Mandate a doppia velocità entrambe.
The repeat-forever moment:
Tutto quanto il disco, ma non si può dire. Se quindi una sua parte deve valere da sintesi di tutto quanto detto - Stooges, MC5, Doors, surf, tenebre, romanticismo, epica ed assoli - allora siano i meravigliosi 4'22” di Descent into Maelstrom.
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