CHROME HOOF

Disco Inferno

“Beh, poi ci sarebbe questo gruppo messo su dal bassista dei Cathedral insieme a suo fratello. Sono in dodici, sembrano l'Arkestra di Sun Ra che suona come una versione prog-metal dei Funkadelic. Hanno aperto per i Sunn O))) e per i Klaxons, si vestono da monaci e sul palco hanno un ariete di metallo alto due metri…”.
Quasi mai le riunioni di redazione della rivista che state leggendo fanno registrare l'unanimità, su un determinato gruppo o un determinato disco. E come se non bastasse, da una certa ora in avanti la soglia di attenzione si abbassa paurosamente. Ma quando un Raoul Duke prima esitante e quindi via via più esaltato butta nel calderone i Chrome Hoof - forte di una recensione trionfale nel numero in quel momento in stampa, quello di ottobre - il pianista smette di suonare, e tutto il saloon fissa lo straniero che ha appena spalancato la porta. Chi già ha ascoltato Pre-Emptive False Rapture (Southern) annuisce sicuro, chi ancora non lo ha fatto giura di farlo immediatamente, e nel giro di ventiquattro ore si unisce al coro. Non soltanto come giornalista, che al di là dei gusti personali capisce quando una cosa va comunque trattata, ma anche come appassionato di musica puro e semplice, a monte. Come dire: chissà se i Chrome Hoof lasceranno il segno, ma qua dentro sono piaciuti a tutti, e non capita quasi mai. Un'unanimità che ha reso indispensabile un approfondimento.


All'altro capo della cornetta, a Londra, troviamo quindi Leo Smee. Il bassista dei Cathedral di cui sopra. Gli raccontiamo della nostra riunione, e della sensazione che in molti non aspettassero altro che questo. L'avrebbero mai detto, lui e suo fratello Milo? “Per niente! Probabilmente è la gente ad aver afferrato il concetto solo ora. O siamo noi ad essere stati introdotti in un mercato più vasto e aperto, con media che in questo momento sono più aperti verso questo tipo di musica, il che è solo una cosa positiva. Ma facciamo la musica che facciamo e i concerti che facciamo da più o meno otto anni.” Forse non siamo così abituati a mescolare i nostri ascolti, e quando qualcuno lo fa noi e unisce cose apparentemente lontane non possiamo che rimanere colpiti. Mentre di solito ci si pone in una categoria o due e non se ne esce… “Capisco cosa dici, io stesso non ho mai detto di ascoltare solo heavy metal e ascoltato di conseguenza solo heavy metal. Ma non so se sia ancora vero. Lo è stato, ma in quesato momento la gente si sta un po' stufando di ascoltare una cosa sola. La maggior parte dei metallari che conosco, ad esempio, ha una mentalità aperta, probabilmente molto più di chi ascolta pop e cose del genere. Certo abbiamo incontrato chi ci ha detto ‘Non capisco la vostra musica, mi fa venire il mal di testa', ma va bene. Se non altro, li abbiamo costretti a pensare a cosa fa loro venire il mal di testa, e perché.”

Mal di testa che probabilmente sarà venuto anche ai signori Smee, con due figli così appassionati di musica e così diversi nei gusti. Il maggiore si chiama Milo e il minore Leo (quanti anni avete? “Io ne ho duemila e lui quattromila”. Ah, quindi lui è più vecchio di te… “Sì, di duemila anni”), e impiegano poco a schierarsi su due fronti opposti, in quella guerra tribale che è la musica in età adolescenziale. “Milo ama acid house, dance, elettronica, indie, funk, disco. Anche io amo funk e disco, perché sono generi in cui la sezione ritmica è importante. Ma amo anche progressive, rockn'roll ed heavy metal. Siamo stati fortunati, perchè nostro padre aveva una collezione di dischi molto buona: Led Zeppelin, Frank Zappa, Who, Rolling Stones. La base è comune. Ma ovviamente, quando sei un ragazzo ti appassioni a cose diverse, attraverso i tuoi amici. Così Milo è andato per la sua strada, io per la mia. Ero un metallaro, la musica indie era il mio nemico. O l'acid jazz, non mi è proprio mai piaciuto l'acid jazz. Ma da ragazzi siamo tutti uguali, no? Va bene così: vuoi essere parte di un gruppo, di una comunità che ama un certo genere, lo segue, si scambia cassette. Poi capita che qualcuno ti infila nello stereo una cassetta diversa e pensi ‘Ma sì, gli do un ascolto', e in segreto ti piace ma non lo dici ai tuoi amici. Certo dance e metal sono generi tradizionalmente nemici , ma dipende da dove guardi e con che occhi. Se ti allontani un attimo, vedi che in qualche modo è tutto connesso. Alcune linee di basso dei Funkadelic che ho sentito sono come alcune linee di basso dei Voivod! Il nostro messaggio è ‘Si può fare'. Se arrivo alle prove con una linea di basso metal e Milo ci metto un ritmo di batteria disco… funziona!” Qualche bella litigata in casa ci sarà stata però, o no? “Certo! Ma non tanto per la musica. Io gli urlavo di abbassare la sua e lui mi urlava di abbassare la mia, tutto qui. Crescendo diventi più aperto, la musica è lì per essere goduta, ed è quello che si dovrebbe fare. La musica fa qualcosa per ciascuno di noi, la puoi accogliere o la puoi rifiutare, dipende da te.”

Leo è un fiume in piena, soprattutto se gli si chiede come nascono i Chrome Hoof, e su quale terreno comune si trovano un batterista raver e un bassista metallaro. “Su nulla in particolare. È cominciato tutto da noi due. Abbiamo pensato ‘Ok, dovremmo smettere di litigare come fanno di solito i fratelli, fare una jam e vedere cosa succede'. Così abbiamo fatto: io ho acceso l'amplificatore del basso, lui ha preso le bacchette della batteria e siamo stati a vedere cosa usciva fuori. Poi, siccome mi piacciono molto il rock progressivo e la vecchia disco, e in entrambi i casi i gruppi erano spesso molto numerosi e con strumentazione poco convenzionale, ho pensato ‘Vaffanculo! Chiamiamo più gente che possiamo e mettiamo su gli show più grossi che possiamo! Sarà un casino… ma ‘fanculo, divertiamoci!' Così abbiamo iniziato a reclutare amici che suonavano gli strumenti più svariati. Chloe, che suona fagotto e sax, la conosco da una vita.   Gli altri li ho incontrati per strada, o nelle sale prova: ‘Venite a fare una jam e vediamo che succede'. È stato un processo naturale, davvero non sapevamo dove ci avrebbe portato. Non abbiamo deciso che una canzone avrebbe   dovuto essere in un certo modo e un'altra in un altro. Non abbiamo modellato il nostro suono su un solo tipo di audience, secondo ragionamenti commerciali. È come se stessimo invece riempiendo dei gap fra musiche diverse, incrociandole. Ma nulla era previsto, ed è così che tuttora funziona per la maggior parte dei pezzi che scriviamo: jammiamo. Io scrivo molte canzoni, a casa sto spesso a suonare e mi vengono fuori idee che porto al gruppo. Loro magari mi mandano affanculo, ed è terribile… oppure mi dicono ‘Ok, proviamoci!'. Hai bisogno di altri individui con i quali confrontarti quando scrivi musica, per bilanciare le cose, dare equilibrio. E nei Chrome Hoof è bello avere tutti questi personaggi che ascoltano musiche diverse, e che aggiungono il loro contributo alla nostra.”

Non deve essere stata affatto male da vedere, la fase del reclutamento. Una cosa tipo Blues Brothers , ci si immagina. Una progressione lungo la quale il gruppo incamera elementi e diventa l'entusiasmante baraccone disco-freak che è adesso. “Esattamente! E ne stiamo agiungendo ancora! Ho visto un tipo per strada l'altro giorno con un grosso trombone, l'ho fermato e gli ho chiesto di venire a fare una jam con noi! Potrebbe non finire mai, chissà…”. Gli ottanta sul palco di Fela Kuti come limite? “Chissà, chissà. Ottanta, o magari ottomila! Tutti comunque abbiamo avuto o abbiamo anche altri progetti: mio fratello ha prodotto un sacco di musica elettronica, cose digitali fatte con il computer, niente live (Kruton e 5 Mic Cluster i nomi usati – ndr). Io suono nei Cathedral, nei Firebird e in un altro gruppo chiamato Miasma & the Carousel of Headless Horses, con i quali facciamo una specie di horror-folk . Chloe suona in un altro gruppo, il nostro chitarrista Andy anche, il tastierista Emmett anche. Emma, la trombettista e seconda voce suona in una ottima punk band tutta di ragazze, Conmungos. Tutti hanno altri progetti che vanno avanti, ed è una cosa che incoraggiamo. C'è bisogno di esprimersi, è importante che in un gruppo ognuno faccia anche le sue cose.” E cosa unisce allora una compagine così eterogenea? Cosa la mette d'accordo, musicalmente parlando? “Per piacere a tutti, per essere Chrome Hoof, un pezzo deve essere un po' angolare, un po' epico, deve farti muovere, deve avere un buon riff. Come nomi, a tutti noi piacciono Can, Black Sabbath, Slayer, Kraftwerk, Faust…”.

Nato come strumentale, il gruppo vanta ora una nutrita squadra di cantanti: padrona della situazione è l'incontenibile Lola Olafisoye, nota nella scena electro/funk/punk come voce dei promettenti Spektrum. Una sorta di Lisa Kekaula a tre dimensioni, supportata dalla citata Emma Sullivan, da Nuwella Love, dallo stesso Leo Smee e da due ospiti di rango come Daniel O'Sullivan dei Guapo (trio art-rock di casa fra Cuneiform e Ipecac), e soprattutto Lee Dorrian, voce dei Cathedral, già nei Napalm Death degli inizi, fondatore e titolare della Rise Above Records. “La musica viene per prima - dice Leo - anche ora che non siamo più strumentali. Ma è importante avere la voce umana a contribuire, a reagire con la gente. Alla fine, c'è qualcosa che va detto, e abbiamo pensato di avere bisogno di una voce, anche come punto focale.” Una funzione inizialmente riservata esclusivamente all'aspetto visivo, ovvero all'altra metà del mondo dello Zoccolo Cromato. Se infatti le orecchie trasmettono al resto del corpo un'inedita ed altamente eccitante miscela di funk, metal, disco, prog e jazz (inutile sottolineare quanto sulla carta l'idea renda poco, suonando dispersiva e persino poco accattivante…), gli occhi vedono una dozzina di svitati vestiti con tonache da monaco in maglia di metallo, un po' Mad Max e un po' Nicolas Eymerich l'inquisitore. Con fiati, archi e ballerine, e con l'ariete. “Abbiamo cominciato da subito a vestirci da monaci, avevamo troppa paura che la gente ci riconoscesse mentre suonavamo questa musica fuori di testa. Lentamente però la parte visuale è diventata fondamentale anche lei. Come gruppo strumentale non avevamo un vero punto focale… avevamo solo un casino di musicisti! Così abbiamo deciso di tenere i vestiti, pensando a gente come Alice Cooper o Funkadelic… erano grandi show quelli! Mi ero rotto di vedere quartetti indie suonare guardandosi le scarpe e fare plop jangle-jangle uuummmmmhhh uuummmmhhhh …”.

Anche in questo caso, è evidente come la trascrizione non renda lo spasso. Ma si capisce comunque quanto il lato estetico e teatrale della band non sia un aspetto secondario. Piuttosto, una delle ragioni stesse alla base della sua esistenza. “Alice Cooper, Iron Maiden… nei loro concerti c'è sempre stato spazio per eventi di tipo spettacolare, dal punto di vista visivo. Qualcosa per cui valeva la pena di comprare il biglietto e andare a vederli. Ma anche gli Spinal Tap ( il gruppo heavy metal nato nel 1984 per il finto film/documentario This Is Spinal Tap , e da allora impegnato in una vera carriera di dischi e concerti, paradossale cortocirtuito fra realtà e finzione – ndr ) sono una grande influenza su di noi! È bene avere un senso dell'umorismo, e penso i Chrome Hoof lo abbiano. Se ci vedi dal vivo,   accadono un bel po' di piccoli eventi alla Spinal Tap… vogliamo divertirci e vogliamo che il pubblico si diverta, che gli giri la testa. Sul palco usiamo sempre un sacco di oggetti creati apposta, tipo l'ariete. Al momento ne sto costruendo uno nuovo, ma non posso assolutamente dire di che si tratta!”

Torniamo alla musica allora. Dovessimo definire il sound del gruppo, e le sue radici, pescando cinque nomi dal passato? Se prima Leo pareva un fiume in piena, qui siamo all'alluvione. Il suo entusiasmo è lampante, il solo fare nomi basta a gasarlo. “I Can innanzitutto. Nei tardi anni Sessanta e nei primi anni Settanta la musica era arrivata a un punto morto: c'era il blues, c'era il rock'n'roll, c'era il jazz, c'era la psichedelia, e la gente non sapeva cosa fare. I Can cominciarono a mettere tutto insieme. Facevano la loro cosa, sperimentavano, con batteria e basso al centro di tutto, batteria specialmente. Con pezzi di venti minuti sullo stesso beat, quasi per vedere quanto a lungo riuscivano a farlo durare. Poi Alice Cooper, per la musica ma soprattutto per lo show, per il lato visuale. Nei primi Settanta i suoi concerti erano molto stuzzicanti. Quindi direi Steve Reich: è musica classica ma quasi trance, è punk rock classical ! Aggiungerei molto funk dei Settanta, roba tipo Betty Davis, e per finire i Motorhead. Ma è una domanda difficile, potrei andare avanti all'infinito! È difficile definire totalmente il nostro suono con solo cinque nomi a disposizione”. Aggiungiamone pure, allora. “Molti gruppi prog, tipo gli italiani Circus 2000, fantastici. C'è tanto prog italiano ottimo, ma loro sono i miei preferiti. Poi Egg, T2, Fusion Orchestra. E i King Crimson, bravissimi. Non mi sono mai piaciuti molto gruppi come gli Yes invece, ho sempre pensato fossero una sorta di prog medio-borghese. Per le cose più nere, i Funkadelic e molta disco classica, ma anche le cose vecchie di Tina Turner. Qualcunque cosa ti faccia muovere, in realtà. Milo è più appassionato di roba elettronica, Autechre, Kraftwerk…”. E la Sun Ra Arkestra, citata praticamente in ogni recensione dell'album? “Certo, grossa influenza anche loro. Specialmente per la batteria, il basso e la sezione fiati, oltre che per il look da viaggiatori dello spazio. Alice Cooper, Iron Maiden, Sun Ra, Crazy World Of Arthur Brown… abbiamo ovviamente delle influenze, ma anche andando al museo puoi essere influenzato da forme, atmosfere, feeling. E in fondo… non so quello che sto facendo! Non so cosa stiamo facendo!”

Se non lo sanno loro, figuriamoci il pubblico dei Klaxons che se li è trovati di fronte. “Con i Klaxons, quando dodici persone sono salite sul palco vestite con tonache da monaco cromate, suonando death-metal disco… sai, lì ci sono soprattutto teenager, dai tredici ai sedici/diciassette anni. Ci sono anche i ventenni, ma la maggior parte sono sedicenni. Ragazzi che comunque tante delle nostre influenze non le hanno mai sentite. Al limite sanno qualcosa della disco, ma non hanno mai sentito parlare di prog, ad esempio. Siamo influenzati da roba uscita prima che nascessero, a volte anche prima che nascessimo noi del gruppo, che però siamo stati fortunati abbastanza da inciamparci dentro. Un po' di ragazzi li abbiamo spaventati, a un altro po' siamo piaciuti, un altro po' probabilmente stava pensando ‘Andiamo a fare i compiti'… ma è stato bello, li abbiamo fatti ballare tutti, alcuni li abbiamo fatti anche pogare! Speriamo di aver dato loro qualcosa a cui pensare, un tipo diverso di musica a cui potersi appassionare. C'erano anche diversi genitori, magari siamo piaciuti a loro! Un po' sono venuti a complimentarsi alla fine!”

E i fan dei Sunn O))) - en passant, una volta per tutte: si pronuncia san , come “sole”, non sannò . La seconda parte del nome è una specie di emoticon che rende omaggio a una celebre marca di amplificatori - come hanno reagito invece? “Abbiamo   scelto ovviamente alcuni pezzi più pesanti, anche se non è che cuciamo la scaletta su misura in base al gruppo con cui suoniamo… abbiamo fatto anche i pezzi più ballabili, e c'erano i metallari tutti doom che ballavano la disco! È molto interessante vedere le reazioni della gente, e per questo è bello indossare un cappuccio: possiamo controllare quello che succede senza farci troppo vedere. Non tutti capiscono, i fan più testardi dei Klaxons e dei Sunn O))) sono inorriditi, ma va bene così. Ci hanno anche tirato delle cose, ma va bene così.” Generalmente,   la gente capisce che si tratta di un gruppo con senso dell'umorismo ma del tutto serio in quello che fa, o lo prendono come uno scherzo e basta? “Noi non cazzeggiamo, siamo seri e prendiamo molto seriamente quello che facciamo. Ma abbiamo senso dell'umorismo, ed è molto importante farlo venire fuori soprattutto dal vivo, perché un concerto non dovrebbe essere troppo serio. La gente dovrebbe rilassarsi ed aprire la propria mente, fare festa, ballare!”

Visto che siamo in argomento, gruppi nuovi interessanti? “Ho la testa un po' sottoterra, non so nulla di ciò che succede! Posso nominare un paio di band: mi piacciono molto i Circulus, gli Electric Wizard hanno un ottimo album in uscita, i Witchcraft sono buoni, i Capricorns. I Battles non mi dispiacciono. E poi il gruppo di Lola, gli Spektrum.“
Anche qui, insomma, la stessa coesistenza di suggestioni passate e future che colpisce nei Chrome Hoof (se i Circulus non ne sono l'equivalente folk, per dire, poco ci manca). Anche qui i semi di un'ispirazione capace di coniugare sotto una enorme mirrorball medioevo e fantascienza, mitologia e spazi celesti, obelischi coperti di muschio e suicidi astrali. Impossibile non chiedere a Leo in quale epoca gli piacerebbe fare un salto, quindi. “Come tutti probabilmente, mi piacerebbe essere là quando è cominciato il mondo. O nel 1973, quando c'erano concerti ottimi. E mi piacerebbe anche dare un'occhiata al futuro. Mi piacerebbe andare nello spazio, essere la prima band ad andare a suonare nello spazio, non importa su che pianeta. Ma abbiamo scritto una lettera a Richard Branson chiedendogli di finanziare la missione e non ci ha ancora risposto.”
Perché proprio il 1973? “Diciamo tra il 1970 e il 1974. Così tante cose sono successe nella musica in quegli anni. Come ho detto prima, c'erano tutti questi tipi di musica diversi, e si era arrivati a un punto morto. E adesso cosa facciamo? Così hanno cominciato a mettere insieme tutte quelle musiche, ed è nato il prog di cui ti sto parlando. Ecco, forse oggi il cerchio si è nuovamente chiuso: la gente è annoiata, abbiamo doom, black, avant, noise, classical, nu-metal, tutto. In questo preciso momento, se vuoi farlo, puoi mescolare e vedere cosa viene fuori. L'importante è che sia tuo, che venga da te. Non hai nulla da perdere.”

Un periodo che il punk ci ha insegnato ad odiare, peraltro, volendone vedere probabilmente solo i lati peggiori e non quelli appena affrontati. E in questo senso il punk appare fondamentale soprattutto come rivoluzione sociale, più che strettamente creativa dal punto di vista musicale. A suo modo, paradossalmente, riflusso tradizionalista e conservatore , sguardo rivolto verso un'epoca passata in cui il rock era grezzo, semplice, istintivo, immediato. Con il successivo dilagare in mille direzioni del post-punk come ripetersi del ciclo che dal garage portò alla psichedelia e quindi al prog, o come anticipazione di quello che dall'hardcore porterà al post-rock. Con relativi ribaltamenti e degenerazioni, a dimostrare che la rivoluzione in musica è probabilmente sempre quello che arriva dopo quando quello che c'era prima diventa insostenibile, di qualunque cosa si tratti. “Il punk è stato importante, importantissimo. Il prog era diventato terribile, troppo glam, troppo girly … c'era bisogno che arrivasse il punk con la sua attitudine a distruggerlo. Amo Sham 69, Vibrators, UK Subs. Sono cresciuto con molta di quella roba, e il punk è tuttora un aspetto importante nei Chrome Hoof.” Anche se fanno cose apparentemente all'opposto, pezzi lunghi fra disco e metal con un sacco di roba dentro e costumi improbabili? “Certo. C'è l'etica del punk. Quando chiediamo alla gente di venire a suonare con noi, quanto sono bravi con il loro strumento non conta. Anche se riescono a malapena a suonarlo, se sono persone interessanti, hanno attitudine punk, amano divertirsi e stare in compagnia, allora vanno bene. Questo conta, più dell'abilità tecnica.”

Ma non era un metallaro? Non suonava nei Cathedral, diamine? “Ci suono ancora, anche se al momento siamo fermi. Dovremmo fare un nuovo album verso la fine dell'anno, o l'anno prossimo. Ce la stiamo solo prendendo comoda. Al momento insomma Chrome Hoof è il mio progetto principale, e sono ancora un po' senza parole se penso a quanto alla gente sia piaciuto il disco, e a quanto se ne stia parlando. La ragione principale per cui lo facciamo è divertirci, e perdiamo soldi a ogni concerto! Ormai l'ho accettato, sarò uno zingaro squattrinato per il resto dei miei giorni, ma mi diverto.”

(indietro)