The Dream Syndicate
The Complete Live At Raji's
(Restless/Ryko, 1989/2004)

Le note di Good Times Bad Times dei Led Zeppelin partono in sala, accompagnando la gente verso il bar o lo Hollywood Boulevard lì fuori, mentre ancora rimbombano nell'aria malsana del club più selvaggio del momento i dodici minuti di John Coltrane Stereo Blues, cavalcata rovente e psicotica, impreziosita per l'occasione dall'armonica di Peter Case (vedi Plimsouls). È la chiusura di scaletta canonica per i Dream Syndicate, ed è il sigillo supersonico ad un grandissimo album dal vivo.
Los Angeles, gennaio 1988: quello che un lustro prima fu battezzato Paisley Underground -recupero delle sonorità psichedeliche '60 con il punk di mezzo, grossomodo- sembra ormai sfaldato, con i i Rain Parade sciolti ed i Green On Red ormai votati ad un peraltro eccellente country urbano.
Anche Steve Wynn e soci iscritti al Sindacato del Sogno non sono più gli stessi: Kendra Smith ha fatto i bagagli ormai da un bel po', i fraseggi acidi sulla sei corde del fondatore Karl Precoda hanno lasciato il posto alla zappata hard di Paul B. Cutler. Dopo gloriosi esordi, la band arriva da un album controverso che a molti è parso sotto lo standard (Out of the Grey, non tutto da buttare) ed è al lavoro per dargli un seguito, che il tempo rivelerà ottimo (Ghost Stories, epitaffio del gruppo). Ma sul palco la magia è intatta ancora per un attimo. In un'orgia di chitarre elettriche e poesia urbana convivono Velvet Underground e Neil Young, punk e radici, romanticismo e disillusione, classicità e abbandono. Con l'amata/odiata Città degli Angeli a fare da struggente sfondo.
I brani si dilatano e la gente suda e sogna, lungo novanta minuti che la recente ristampa Ryko riproduce integralmente su doppio cd, compresi i quattro brani tagliati fuori dall'originale doppio vinile del 1989: l'iniziale See that my Grave is Kept Clean (del bluesman Blind Lemon Jefferson), gli originali When You Smile e Tell Me When It's Over, il Dylan-via-Hendrix di All Along the Watchtower. Band fondamentale. Uno dei prossimi recuperi sarà questo, scommettete?

The repeat forever moment:
That's What You Always Say, memorabile. Qui se ne conserva ancora gelosamente il testo, vergato da Steve Wynn su una pagina di agenda (L'Eco Del Chisone o Banca San Paolo, la memoria vacilla) nel settembre del 1990 e da allora infilato nella copertina di The Days of Wine and Roses. Il penultimo autografo chiesto.

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