EXTRA GOLDEN
L'oro di Nairobi
Parlando di connessioni fra rock indipendente americano ed Africa, nulla batte gli Extra Golden. Non foss'altro che per motivi pratici: mezzo gruppo è di Washington DC, mezzo abbondante di Nairobi. Alex Minoff è stato il quinto Make*Up poco prima dello scioglimento, ha seguito Ian Svenonius in Scene Creamers e Weird War, ed ha collaborato con Royal Trux e Six Finger Satellite. Ian Eagleson è insieme allo stesso Alex la mente dei Golden, ma anche un etnomusicologo. E proprio grazie ai suoi studi tutto ha inizio: “La band è nata dal mio lavoro con Otieno Jagwasi, cantante/chitarrista sul nostro primo album, purtroppo scomparso nel 2005. L'ho incontrato nel 2000 al Bridgeview Club di Nairobi, ed è diventato il mio insegnante di chitarra benga. Nella sua band, l'Orchestra Extra Solar Africa, c'era anche Onyango Wuod Omari, che sarebbe diventato il nostro batterista/cantante. Quando sono tornato nel 2003, per un anno di dottorato di ricerca, ho incontrato anche Opiyo Bilongo (il nuovo cantante/chitarrista – Ndr ). Ho suonato con molti musicisti kenyani, ma questi ragazzi sono quelli con cui ho lavorato a più stretto contatto, quelli che ho pensato sarebbero stati più entusiasti di un progetto come Extra Golden. Cosa mi ha attratto nella musica benga? Il suo stile chitarristico soprattutto, che si presta molto bene all'interazione con quello rock.”
Impossibile però non chiedere a Ian ed Alex qualche informazione di prima mano sulla situazione del Kenya, mentre scriviamo percorso dallo spettro di una tragica guerra civile a sfondo etnico, con le elezioni presidenziali come detonatore. La parte kenyana della band (aggregato anche Onyango Jagwasi, fratello di Otieno e pure lui cantante) è al sicuro? Che notizie arrivano da Nairobi? “I nostri amici kenyani non sono al sicuro al momento. Nel caos post-elettorale alcuni di loro hanno perso la casa, cibo e acqua scarseggiano. Per fortuna la violenza e l'insicurezza sono un po' calate negli ultimi giorni, ma loro sono musicisti a tempo pieno, e saranno senza lavoro finchè la gente non si sentirà sicura a sufficienza per uscire la sera e andare ad ascoltare musica dal vivo. Potrebbe volerci molto tempo, considerato che la maggior parte dei locali dove suonano è in parti di Nairobi dove tensione e violenza sono state altissime. Il problema è che le elezioni si sono concluse con percentuali molto vicine, e nessuno dei due candidati riesce ad accettare il risultato come legittimo. L'averlo interpretato secondo criteri etnici ha portato a una violenza inquietante. Politica ed economia del Paese si sono sempre fondate su questa forte identità etnica, ma sfortunatamente nessun politico è mai riuscito a creare un ambiente che aiutasse la gente a superare queste divisioni. L'esplosione di violenza è causata della rabbia: il governo stava restaurando il proprio potere senza un chiaro mandato da parte degli elettori. Sarà difficile andare avanti fino a che non sarà determinato con certezza chi ha vinto le elezioni.”
Bello e povero il Kenya, come purtroppo la maggior parte del continente: “È un posto eccezionale, con paesaggi bellissimi e città interessanti e vive. Ma la maggior parte della gente lotta con la povertà. L'economia ultimamente è migliorata, ma il numero dei poveri è aumentato. Musicalmente è un paese molto attivo, con gruppi che suonano dappertutto nei locali e diversi piccoli studi di registrazione, ed etichette che operano soprattutto a Nairobi.” Che musica si ascolta? “I kenyani ascoltano musica non africana dall'inizio del ventesimo secolo, da quando sono diventati disponibili i grammofoni. Molte delle cose che hanno avuto un impatto là nel corso degli anni sono le tipiche hit internazionali di ogni epoca. Ad esempio, Kenny Rogers e Boney M alla fine dei ‘70. Va fortissimo la musica congolese, ma anche il reggae è molto popolare ormai da decenni, e rap e r&b hanno preso piede rapidamente negli ultimi dieci anni.”
Negli Stati Uniti, invece, gli Extra Golden non hanno avuto vita facile. La parte scura della band, più che altro: per sveltire pratiche burocratiche che rischiavano di far saltare il loro primo tour americano si è mosso addirittura l'ufficio di Barack Obama, figlio proprio di un immigrato kenyano. “L'ambasciata americana - raccontano - avrebbe fissato un appuntamento per concedere i visti ai nostri membri kenyani solo un mese dopo il primo concerto del tour! Non abbiamo mai incontrato Obama, ma gli siamo grati. Il suo staff ci è stato di grande aiuto nell'andare avanti nonostante il nostro stato di separazione.” Gratitudine espressa direttamente con un gran pezzo, Obama appunto, sul recente secondo album Hera Ma Nono. Il primo è invece Ok-Oyot System, del 2006, anch'esso targato Thrill Jockey: affinità e divergenze? “ Hera Ma Nono è stato composto da un gruppo attivo in tutti i sensi, anche dal vivo, mentre Ok-Oyot System era frutto di un lavoro esclusivamente di studio. La cosa ha dato al disco una propensione verso groove dance dilatati tipicamente benga . Ma benga e rock hanno molto in comune. Non possiamo trascurare come si siano entrambi sviluppati grazie all'impollinazione incrociata di musica fra l'Africa, l'Europa e le Americhe. Il nostro ultimo album lo dimostra.” E il tour di cui sopra, come è andato? “Benissimo. Abbiamo avuto la fortuna di suonare in situazioni piuttosto varie, non limitate alla scena dei locali rock, compresi concerti per comunità kenyane negli Stati Uniti. Molta gente sta guardando all'Africa in cerca di nuovi suoni, come noi facciamo da diverso tempo. Gli stili africani possono essere di ispirazione in occidente, perchè mantengono molta di quell'immediatezza ballabile e live che a volte va perduta nel rock.”
(indietro) |