MASSIMO VOLUME
Lungo I Bordi

Ci sono due tipi di dischi importanti. Quelli che arrivano da lontano, piombando tra noi come alieni con notizie spiazzanti e meravigliose. E quelli che arrivano da lontano dentro di noi, ignari di nasconderli finchè non si manifestano. Proprio da lì arrivano i Massimo Volume. Prima con Stanze , due anni dopo con questo pezzo di carne viva che ne porta le intuizioni al livello successivo. Arrivano e scoperchiano le nostre vite insieme alle loro. Con le storie brevi di un Mimì Clementi in stato di grazia e i tocchi sulle sei corde di Egle Sommacal a far volare una cosa rarefatta eppure intensa, troppo unica per poterla dire solo post-rock, post-hardcore, noise. Che, al netto del cuore, è l'unica cosa davvero originale prodotta in Italia in due o tre decadi. Da Il primo dio, con quel crescendo sul finire che leva il fiato, alla malinconia serena di Ravenna, Lungo i bordi dispensa tuttora brividi ignoti. Evoca sorprese e cose non dette, giovinezza che arriva e va via in un istante. Dopo Lungo i bordi, siamo solo uomini e donne. Credo che in quel periodo la mia vita fosse tutta lì.

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