FAMOLO TRUCE
Il gotico romano del Truceklan
Capita sempre più di rado che il rap italiano guadagni spazio su queste pagine. Negli ultimi diciotto mesi: una meritata copertina ai Co'Sang e un'altrettanto meritata intervista al Club Dogo. Stop. Non certo per pregiudizio, giacchè al mondo della rima in lingua madre si è sempre guardato con estrema attenzione. Perchè esce poca roba allora? Falso. Perché esce poca roba rilevante? Vero, verissimo. Invaso da uscite ufficiali, street album e mixtape di ogni sorta in cui ciascuno parla di quanto lui sia un figo e tutti gli altri no, o si perde in discorsi senza capo o coda ma con un flow della madonna, l'hip hop italiano sembra perso in un vortice autocelebrativo di rara banalità. Si dimostra in grado di uscire dalla sua nicchia per raggiungere il grande pubblico (Mondo Marcio, Fabri Fibra e in misura minore Inoki e Cor Veleno hanno dimostrato che si può), ma non in grado di fare lo stesso con il nostro pubblico. Con quelli che ascoltano un po' di tutto, o magari solo altro, ma che quando escono SxM, A volte ritorno, Banditi, Penna capitale o Chi more pe' mme capiscono che è necessario averli, perché vi passa il filo conduttore della musica italiana prima ancora di quello ben più corto della sola doppia acca. Ma sono purtroppo eccezioni, in quella che tuttora pare soprattutto una grande occasione mancata. Capirete quindi come l'emergere prepotente del Truceklan - crew di brutti ceffi in crescita esponenziale e ormai fenomeno di portata non soltanto romana - o la consistenza fattasi granitica del citato Club Dogo - tornato il mese scorso con l'ottimo Vile denaro ed al Klan legato da amicizia e collaborazioni, oltre che dalla comune partecipazione come attori non hard a un imminente film porno (Mucchio Selvaggio di Matteo Swaitz, storia di guerra fra gang e controllo sociale) - abbiano reso necessario e quantomai gradito un approfondimento sul campo.
Tutto comincia tra graffiti e scuola, botte tra writers e bevute di Peroni, metal e rave illegali, punk e vita di strada nei quartieri. Gel, Cole e Metal Carter sono il primo nucleo dei Truceboys, rappano per gioco sulle basi americane a casa di Kimo, il dj. “Pian piano, riascoltandoci, capimmo che avevamo da dire qualcosa di originale, di diverso dal resto del rap italiano dell'epoca. Volevamo metterci in gioco. Così, inesperti e quasi frettolosi, registrammo il nostro primo mini, e cominciammo a fare live in modo quasi frenetico” (Metal Carter).
Da quel cd omonimo a Sangue (2003) passa solo un anno. Ma basta a delineare in modo netto il profilo del gruppo, le fondamenta di un'attitudine. Cruciale l'arrivo di una quarta voce, Noyz Narcos. “È lui che ha portato il filone horror vero e proprio, dando i connotati macabri al gruppo. Noi abbiamo sempre avuto una cultura da b-movie, lui l'ha fatta propria e ampliata” (Gel). Le cose si fanno truci per davvero insomma, e intorno al nucleo comincia a prendere forma il Klan, con una produzione discografica sparsa che da parallela diverrà centrale. Nel 2005 escono prima Gel e Legayon con Just Married, quindi l'album di In The Panchine, ovvero Cole più Benassa, Gemello e Chicoria. I primi tre rappano in una miscela mozzafiato di inglese e italiano, il quarto interviene con storie di spaccio e vita vissuta in romanesco stretto, rubando la scena con tecnica tanto rudimentale quanto unica, imponendosi da subito come pilastro del crew (loro usano il maschile). Non dormire di Noyz e La verità su Metal Carter di Carter escono anch'essi nello stesso anno: Noyz è cattivo, cinico, scuro, elegante; Carter è disagio e splatter, rabbia cieca e poesia, ed è l'altra figura inimitabile del Klan.
Il 2006 è l'anno di Non parlarmi d'altro di Gemello, tentativo riuscito di maggiore introspezione, ma soprattutto delle coppie: Gel e Carter con I più corrotti rispondono a La calda notte di Noyz e Chicoria. Più malato il primo, che segna il debutto di Lou Chano come tecnico e produttore principale del giro, e più gangsta il secondo, che allaccia i primi fili con il mondo della cinematografia hard. Escono intanto dalla faccenda Gemello e Benassa, entrano Jagermasterz (Mystic 1, Benetti DC e Dj Demis), Mr. P e una Violetta Beauregarde neo-capitolina e prossima rapper. Tre le uscite nei primi mesi dell'anno in corso: Cliente su cliente è il mixtape di Chicoria e Mr. P, come un master in… ehm… economia e commercio, in cui è facile immaginare di cosa abbiano bisogno i clienti del titolo. Verano Zombie e Cosa avete fatto a Metal Carter? sono i nuovi lavori di Noyz e Carter, e insieme assestano la bordata definitiva. Noyz è ancora più cattivo, cinico, scuro, elegante. Carter spicca il volo.
“Io per l'hip hop cultura porto Sepultura”
Rap mezzo e non fine. Stile che per sua natura parla a tutti, non solo ad iniziati con il decoder. Contano le storie raccontate e ciò che sta loro dietro, non la forma del racconto. Conta la visione d'insieme del crew del male, pur con le peculiarità nette di ogni voce del coro. Contano la società allo sfascio che dipinge, il linguaggio usato, i testi illuminanti e a momenti paradossalmente esilaranti (ma ridurre il tutto a mero fenomeno da baraccone è un errore da matita rossa: c'è poco da ridere, e mai con la testa sgombra). Ascolti le parole e invece di chiederti cosa vogliano dire, o di irritarti e basta, ti fermi ogni due barre di testo per mandare un porcaputtana stupito. E trattandosi di rap, scusate ma la parola è tutto.
“È la cosa più attuale, più vicina a quello che si vede per strada ogni giorno. Come se fosse la voce di Roma, di quello che succede ai ragazzi a Roma. Disagio, comunicato in modo diretto. Mi ritrovo nelle loro forme estreme” (Matteo Swaitz).
“Mi sono riavvicinato al rap dopo aver visto suonare i Truceboys. Erano ciò che avevo in testa io riguardo a cosa dovesse essere il rap. Ho scoperto la possibilità di farlo lontano da certi canoni, perché frequentavo altri tipi di gente e facevo un altro tipo di vita, lontana da quella del b-boy. Ho scoperto che anche con altri argomenti e background si può comunque fare rap” (Noyz Narcos).
“È il mezzo per esprimere i nostri concetti, ma non è la nostra fede. Abbiamo esordito con un pezzo che si chiamava Fuck Hip Hop! ” (Gel)
“Ci dicono che parliamo sempre di droga o di quello che facciamo, ma non è colpa mia. Quando sento in televisione che l'80% delle banconote a Milano o a Roma è sporco di cocaina per me non è una novità. Io parlo di cose che tutti possono toccare con mano, ed è proprio per questo che un sacco di gente al di fuori del rap ci ascolta. Prendi uno che non ha mai sentito rap e si sente uno che dice ‘io sono stiloso' tutto il tempo… io invece ti dico che sotto casa mia ce sta questo, questo e questo. Che i poliziotti vengono e fanno finta di niente” (Chicoria).
“È l'universalità del messaggio. Carter è amato dai metallari come dai punk come da chi del rap non sa nulla, Noyz idem. Ed è questo il bello. Il rap è anche e soprattutto comunicazione, se loro riescono a comunicareanche con uno che del rap se ne frega vuol dire che hanno ottenuto qualcosa. È la base della comunicazione.” (Mystic 1).
“Lo spirito e l'attitudine sono quelli punk. La novità dei Truceboys? Non hanno più cantato testi tipo ‘io contro di te', cosa fondamentale. Hanno cominciato a dire cose che avevo sempre pensato di scrivere, autocensurandomi. Sentendoli ho capito che si poteva fare” (Benetti DC).
“Mentre il rap ruotava intorno a se stesso, è arrivato il Truceklan ed ha iniziato a dire cose brutali una sull'altra, a parlare di cronaca quotidiana, di realtà vissuta. A descrivere un tipo di vita che volenti o nolenti abbiamo sotto gli occhi, che abbiamo vissuto o visto vivere ad amici, o a gente per strada. Sono riusciti ad esternare un disagio che è proprio della nostra generazione e di quelle successive. Si sono fatti portavoce di questo disagio senza mezzi termini - con tematiche e linguaggi mutuati da punk e metal - nel rap italiano, da sempre mezzo bigotto. E infatti la prima cosa che mi è stata detta quando ho cominciato a lavorare con loro è stata ‘Hey uomo, ma quello non è rap'. Ma come ‘quello non è rap'?! A parte che mi può anche non interessare se sia rap o no… ma chi c'è più rap di così?” (Lou Chano)
“Er coatto che sta al bar tutto er giorno a cagasse er cazzo, a venne i pezzi pe' strada, quanno sente le parole nostre se taja (letterale: si taglia. Da: tagliarsi in due dalle risate. Quindi, divertirsi tanto e con gusto – ndr) ” (Mr. P)
“Vendicherò il mio crew/bevo rum fumo crack faccio rap”
“Sono il solito mostro orrendo/sto troppo correndo/muoio giovane, è stupendo”
“Vedo il doppio delle cose il doppio del normale/quando raddoppio la dose personale”
Il rap come mezzo, quindi. Per raccontare storie mai raccontate prima con tanto nitido iperrealismo, senza alcun filtro, senza alcun pudore. “Guardatemi, sono il peggiore” piuttosto del solito “Guardatemi, sono il migliore” da braga larga e cappellino. Storie macabre, eccessive, drogate, scorrette. Avventure urbane a tinte forti a base di malessere, sostanze, rancore e paranoia. Se non strettamente vere, del tutto verosimili. Ma ogni MC ha ovviamente il suo metodo.
"Lo stile Truceklan è dissacrante, con tematiche tendenti al macabro. Hardcore, talmente hardcore che ultimamente viene quasi spettacolarizzato, enfatizzato. Ne esce quasi un film con tanti effetti speciali” (Gel)
“Come per ogni tipo di scrittura, c'è sempre del lavoro sul testo. Posso diventare anche un'altro in un pezzo, vestire i panni di un poliziotto o di un ladro. Canto la vita mia, ma anche sensazioni e idee che possono arrivarmi da un'altra persona, da un amico mio, raccontate come se fossi io. Ma l'80% delle cose è verità” (Noyz).
“Tendenzialmente parliamo comunque di fatti capitati a noi. Non raccontiamo mai in prima persona cose capitate ad altri. Sono tutte cose vissute in prima persona da noi o da chi stava con noi in quel momento. Tant'è vero che molta gente di Roma sa esattamente a che fatti ci riferiamo. A buon intenditor poche parole…” (Mr. P)
“Abbiamo sicuramente una tendenza a esagerare ed estremizzare, ma si parte sempre da una base di realtà vissuta direttamente o indirettamente. Per quanto mi riguarda, cerco di dare voce a sentimenti come rabbia, dolore, odio, disperazione. Sentimenti che tutti provano, chi più chi meno. Sentimenti negativi che vengono puntualmente repressi dalla società. Sono affascinato dal male. Ma chi crede di conoscermi e tirare delle somme su di me perchè ha ascoltato un mio disco ha sbagliato tutto” (Carter).
“Il buio ci ispira/ci esalta/ci fomenta”
“Per strada alza il crocifisso quando m'incontri/perchè vengo da mondi immondi, inferni in cui ti trascino/per salvarti serve l'intervento divino”
“Salgo sopra un bus con tre sei sul display/non so qual'è la direzione ma ci andrei”
Un gotico romano, le cui sfaccettature si incontrano nell'affresco corale del lato scuro della città e della vita. Non splende molto sole sul Truceklan. Scelta? Necessità?
“È una priorità, mia quantomeno. Non ho mai pensato di raccontare una bella sensazione, non ne sono capace. Il mio rap è solo lo sfogo di tutto ciò che di brutto ce sta. Il sangue, la violenza, sono quelle le cose che più colpiscono la gente. Voglio scrivere solo cose d'impatto. È il mio sfogo, e guarda caso mi trovo a scrivere testi soltanto quando sto particolarmente incazzato” (Noyz).
“La verità è che nessuno di noi purtroppo si può definire un ragazzo sereno. Nei testi ci risulta più facile e spontaneo parlare di certe cose e non di altre. Ognuno lo fa a modo suo, rimanendo comunque fedele ai connotati del Klan. Si può dire che seguiamo un nostro genere, e ogni genere ha dei punti che ritornano: può esserci una storia d'amore romantica e commovente in un cupo e claustrofobico film horror? Il fatto è che alcune persone non vogliono ascoltare storie dolorose e fastidiose, e ne fuggono, perchè è più facile non pensare a certe cose che affrontarle” (Carter).
“Uno davanti agli occhi ha un filtro notevole. Le notizie che assimiliamo vengono filtrate alla nostra maniera. Se uno ha passato un periodo della vita sua a fare certe cose, è logico che abbia davanti agli occhi degli occhiali particolari” (Gel).
“Trovame uno uno più romano de me/se c'è”
Scenario: la capitale. Mai rappresentata sotto questa (poca) luce in passato.
“Noi non ci viviamo la Roma da cartolina, ne siamo lontani. Ma adoro la città. Ha gli scorci più belli del mondo e la periferia brutale, è enorme e tentacolare, a volte ti soffoca e a volte ti commuove. E ha un sacco di storie da raccontare, bellissime o orrende. Chi scrive testi ha una mentalità diversa, vede le cose con occhio differente, prende spunti, coglie cose che gli altri per pigrizia non colgono. E a Roma succedono sempre tante cose” (Benetti DC).
“Amo la città mia in tutte le cose, soprattutto la notte. Amo la luce gialla dei lampioni, il rumore dei sanpietrini che mi entra nelle orecchie quando corro con la macchina, il rumore dei cocci rotti a Trastevere, il brusio della gente che parla, le urla, le secchiate di piscio dalle finestre…” (Mr. P).
“La città di Roma fa i danni proprio. È un posto dove è dura sopravvivere, ho parecchi amici persi, morti, finiti in galera. È un posto dove è facile trovarsi in brutte situazioni. Lo vedi che è uno schifo, lo smog, tutti avvelenati uno contro l'altro pronti a incularsi a vicenda. Non si respira un'aria buona. Ma Roma è anche il posto dove sono nato, casa mia. La conosco come le mie tasche, le voglio bene e la odio” (Noyz).
“Cosa avete fatto a Metal Carter?/dovrebbe stare in clinica, non dovrebbe fare il rapper/bodysnatcher che fuma crack, e poi va a fa' il test di Rorschach”
“Sono Max Pezzali con un teschio sul collo/e non ti mollo/sono un sergente di metallo su un cavallo bendato/sono il mandante delle stragi di stato”
Le confessioni angosciose e struggenti di un rapper come nessun altro. Solo contro tutti, umanità da vendere, risata malefica in agguato. Senti Metal Carter e il tuo sguardo sul resto del rimare italiota cambia per sempre.
“È unico e solo. E poi, parliamoci chiaro, chi è che nel 2007 può definirsi una persona normale? Le turbe che ha lui alla fine le hanno tutti. È un rap che parla alla tua anima, ed è come se ti desse una maniera di comportamento” (Chicoria).
“Riesce a dire cose che arrivano dritte al cuore, a dare un'immagine molto triste e subito dopo una molto cruda che fa quasi sorridere. Lavorandoci, ho dovuto ascoltare mille volte il suo ultimo album, e su alcuni pezzi mi sono persino commosso. Nella mia mano per esempio, non so se fossi triste io o cosa, ma mi ha fatto scendere la lacrima. Fa dei testi che sono di una bellezza agghiacciante” (Lou Chano).
Truceboia , per esempio: “Vieni all'interno nell'inferno della mia mente/niente calma niente gioia niente sex/solo 400mg di Leponex/poi emocromo ogni settimana/poi si evolve la trama, porca puttana/non riesco a scrivere cose diverse/sono un tutt'uno con il malessere/ti auguro di non essere come me/non faccio finta, sai che c'è?/ho da sfogarmi, aiutami a liberarmi/da questa prigione senza muri/c'è buio totale ma guarda bene, non siamo da soli”.
“A me me trovi tra una coltre de nuvole de fumo/in un vicolo de Trastevere a quell'ore dove non vorrebbe passacce nessuno”
Testa pelata, occhialetti, tre cani, cappellino e bling. Stile quasi parlato, e passi da gigante nelle tecniche dagli inizi ad oggi. Chicoria è il punto cardinale opposto a Carter, fatti concreti di strada, filosofia hustler.
“Mi esalta. Non sarò un grande esperto di hip hop, ma proprio il Chicoria che tutti criticano per lo stile… è quello che ha stile! Perché è inconfondibile! Si è inventato la sua metrica, non c'è nemmeno quello americano che assomiglia al Chicoria. Chi ti sembra il Chicoria? Ti sembra solo il Chicoria!” (Lou Chano).
“È geniale, per il pubblico è un idolo. È una maschera che in realtà maschera non è, perché lui è proprio così! Fa rap come parla, è forte. Ed è molto Truceklan, nel senso che sono importanti le storie e non la maniera… anche se pure la maniera c'è: Chicoria è quello che più di tutti riconosci subito quando entra nel pezzo” (Mystic 1)
“È un Rugantino, e non in senso negativo…” (Gel).
“Truceklan pestilenza che si propaga/mette il dito nella piaga/magari la parola non spiega ma il dolore ti piega”
Come detto, ogni membro del Klan è contemporaneamente unico e parte di un tutto. E a cercarne uno scarso non lo si trova.
“Gel è decadente, sarcastico, cinico. Ha la capacità di esprimere un concetto in tre parole. Ti chiedi che cazzo vogliano dire, poi alla terza o quarta volta che ascolti capisci” (Violetta).
“Cole è epico, usa un italiano forbito e ricco di metafore. Gli Jagermasterz hanno pure loro questi temi cinici, pesanti, gotici. Un po' più introspettivi, pure un po' più… intelligenti …” (Gel).
“Noyz è una mannaiata che arriva ogni due secondi, ogni battuta è secca, non dà pause” (Mystic 1).
“Noyz è il capo di stile, il rapper di punta del Truceklan, a detta di tutti è stilisticamente il più bravo, il più apprezzato dalla gente dell'ambiente. Gel ha uno stile più simpatico, caciarone, anche se ultimamente sta cambiando e diventando un po' più introspettivo. Cole usa descrizioni variegate, in una strofa riesce a infilare mille immagini…” (Lou Chano).
“Ognuno di noi è metrica differente, visione allo stesso tempo simile e diversa. Diversi background e desideri, diverse spinte e pensieri. Produciamo cose che stanno bene insieme, ma che allo stesso tempo sono eterogenee. Non ti direi di ascoltare uno piuttosto dell'altro, ti direi di ascoltare qualcosa di ognuno: ascolta Gel quanto è stiloso quando prende per il culo, ascolta Noyz quanto ti crea un ambiente dark prepotente e forte, ascolta la malattia che ha in testa Carter, ascolta Cole come è cupo, ascolta la strada del Chicoria, più tera tera dell'artri, più spartano, più rude. Ognuno di noi ha qualcosa di cui vantarsi e ognuno di noi compensa la mancanza dell'altro. All'interno del Truceklan ce sta tutto” (Mr. P).
(Si ringraziano Sergio Messina per la consulenza linguistica e Miss Violetta Beauregarde per il supporto organizzativo. Ma soprattutto il nostro uomo dei demo Er-P, autentico hypeman di ogni cosa Truce)
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